Jacques Lacan, per una clinica moderna
http://www.lacanpertutti.it/foto/birra.jpg
"Trasparente come un bel bicchiere di birra"
"Che cosa non va, oggi, nell’uomo?"
Lacan: C’è questa grande fatica di vivere, come risultato della corsa al progresso. Dalla psicoanalisi ci si aspetta che scopra fin dove si può arrivare trascinando questa fatica, questo malessere della vita.
"Che cosa spinge la gente a farsi psicoanalizzare"
Lacan: La paura. Quando gli accadono cose, persino volute da lui, che non capisce, l’uomo ha paura. Soffre di non capire, e a poco a poco entra in uno stato di panico. È la nevrosi. Nella nevrosi isterica il corpo si ammala dalla paura di essere malato, e senza in realtà esserlo. Nella nevrosi ossessiva la paura mette cose bizzarre dentro la testa, pensieri che non si possono controllare, fobie in cui forme e oggetti acquistano significati diversi e paurosi.
"Per esempio?"
Lacan: Succede al nevrotico di sentirsi forzato da un bisogno spaventoso di andare a verificare decine di volte se un rubinetto è veramente chiuso o se una data cosa sta nel dato posto, pur sapendo con certezza che il rubinetto è come dev’essere e la cosa sta dove deve stare. Non ci sono pillole che guariscono questo. Devi scoprire perché ti accade, e sapere che cosa significa.
"E la cura?"
Lacan: Il nevrotico è un malato che si cura con la parola, prima di tutto con la sua. Deve parlare, raccontare, spiegare se stesso. Freud la definisce «assunzione da parte del soggetto della propria storia, nella misura in cui è costituita dalla parola indirizzata a un altro».La psicoanalisi è il regno della parola, non ci sono altre medicine. Freud spiegava che l’Inconscio non tanto è profondo, quanto piuttosto inaccessibile all’approfondimento cosciente. E diceva che in questo Inconscio «c’è chi parla»: un soggetto nel soggetto, trascendente il soggetto. La parola è la grande forza della psicoanalisi.
"Ma che cos’è, per la psicoanalisi, l’angoscia?"
Lacan: Qualcosa che si situa al di fuori del nostro corpo, una paura, ma di niente che il corpo, mente compresa, possa motivare. Insomma, la paura della paura. Molte di queste paure, molte di queste angosce, al livello in cui le percepiamo, hanno a che fare con il sesso. Freud diceva che la sessualità , per l’animale parlante che si chiama uomo, è senza rimedio e senza speranza. Uno dei compiti dell’analista è trovare, nelle parole del paziente, il nesso fra l’angoscia e il sesso, questo grande sconosciuto.
"Adesso che si distribuisce sesso a tutti gli angoli, sesso al cinema, sesso a teatro, in televisione, nei giornali, nelle canzoni, sulle spiagge, si sente dire che la gente è meno angosciata da problemi legati alla sfera sessuale. Sono caduti i tabù, si dice, il sesso non fa più paura"
La sessomania dilagante è solo un fenomeno pubblicitario. La psicoanalisi è una cosa seria, che riguarda, ripeto, un rapporto strettamente personale fra due individui: il soggetto e ’analista. Non esiste psicoanalisi collettiva, come non esistono angosce e nevrosi di massa.Che il sesso sia messo all’ordine del giorno ed esposto agli angoli della strada, trattato alla pari di un qualunque detersivo nei caroselli televisivi, non costituisce affatto una promessa di qualche beneficio. Non dico che sia male. Certo non serve a curare le angosce e i problemi singoli. Fa parte della moda, di questa finta liberalizzazione che ci viene fornita, come un bene concesso dall’alto, dalla cosiddetta società permissiva. Ma non serve, a livello di psicoanalisi.
"A Lacan si rimprovera di parlare, e soprattutto di scrivere, in modo che solo pochissimi addetti ai lavori possono sperare di capire"
Lacan: Lo so, sono ritenuto un oscuro che nasconde il suo pensiero dentro cortine fumogene. Mi domando perché. A proposito dell’analisi ripeto con Freud che è «il gioco intersoggettivo attraverso il quale la verità entra nel reale».
Non è chiaro? Ma la psicoanalisi non è roba per ragazzi. I miei libri sono definiti incomprensibili. Ma da chi? Io non li ho scritti per tutti, perché siano capiti da tutti. Anzi, non mi sono minimamente preoccupato di compiacere qualche lettore. Avevo delle cose da dire, e le ho dette. Mi basta avere un pubblico che legge. Se non capisce, pazienza. Quanto al numero dei lettori ho avuto più fortuna di Freud. I miei libri sono persino troppo letti, ne sono meravigliato.Sono anche convinto che fra dieci anni al massimo chi mi leggerà mi troverà addirittura trasparente, come un bel bicchiere di birra. Forse allora si dirà : questo Lacan, che banale.